“L’espressione che resta
di maggiore successo in Italia per indicare una persona di pelle nera è intrisa
di falso buonismo: uomo, donna, persona di colore. È
sconsigliato usarla. Si tratta di un eufemismo, un’espressione troppo politically
correct e, paradossalmente, discriminatoria”.
“Ricalca l’inglese colored
– si legge ancora nella pagina
sulla locuzione ‘di colore’ riportata nel capitolo “Negro” - e il
successivo people of color. Prima obiezione: tutti abbiamo un colore
della pelle e quindi non si capisce perché di colore debbano essere solo
le persone non bianche. Da questa banale considerazione deriva la seconda, sul
carattere discriminatorio di tale luogo comune. ‘Fa parte della visione
etnocentrica’ della realtà da parte dei bianchi ‘che non si rendono nemmeno
conto di avere anche loro un colore’ chiarisce l’accademico camerunense Esoh
Elamé, in un saggio dal titolo inequivocabile: Non chiamatemi uomo di colore.
La locuzione ‘di colore’ è un ‘falso amico’. Sembra più rispettosa, ma in
realtà è frutto di una rappresentazione del mondo legata al periodo della
segregazione razziale negli Stati Uniti. Di colore era il modo in cui venivano
chiamati gli ex schiavi. Anche se erano uomini formalmente liberi occorreva
segnare ‘una separazione netta tra loro e i bianchi’”.
“Non deve trarre in
inganno il fatto che una delle più antiche associazioni
antirazziste americane, fondata negli Stati Uniti nel 1909 si chiami ancora
National Association for the Advancement of Colored People. L’organizzazione ha
scelto di mantenere nome e sigla perché ormai appartiene alla memoria
collettiva degli statunitensi. Secondo un articolo del 1988 del New York Times
scritto da William Safire, colored era percepito dalla maggior parte
della popolazione nera come un insulto razziale e rimpiazzato dai termini ‘neri’
(black) e da ‘persone di colore’, un’espressione che era non più
riferita ai soli neri ma a tutti i ‘non bianchi’. Già un quarto di secolo fa ci
si chiedeva quale fosse il contrario di ‘persona di colore’. Risposta
inequivocabile: bianco”.
Tecnicamente si dovrebbe dire piuttosto "congo-italiana", poiché la prima parte della parola rappresenta il luogo d'origine, mentre la seconda parte lo Stato attuale.
RispondiEliminaThanks for thhis
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