21 mag 2013

Faso: "Come ottenere dai giornalisti un parlare più civile?

Un vero saggio, più che una recensione. E' un'analisi attenta e su cui riflettere quella che Giuseppe Faso ha dedicato a "Parlare civile" sul sito di Giornalisti contro il razzismo, dove lo ha messo a confronto con un'altra pubblicazione da poco uscita, "Clandestini" di Giulio Di Luzio (Ediesse).

L'autore di "Lessico del razzismo democratico", dopo aver speso espresso un giudizio lusinghiero su "Parlare civile" si sofferma sulle righe finali dell'introduzione (sullo scopo del libro di "...evitare che un linguaggio deformante diventi linguaggio normale, ma senza correre il rischio, d’altro canto, che le parole siano 'proibite' per l’imposizione di una linea ideologica") che a suo parere costituiscono un eccessivo "mettere le mani avanti". Da qui, un articolato svolgimento di questo pensiero, che sarebbe impossibile riassumere in poche righe. Al suo interno Faso ricorda tra l'altro la resistenza del giornalismo italiano - contrariamente a quanto avviene per altri termini - ad usare sinonimi per clandestino e badante. Da cui la domanda: "se clandestino, badante etc. esercitano un richiamo così potente nella maggior parte dei giornalisti, sarà davvero raccomandandone un uso più consapevole che otterremo un parlare più civile?"
Nel ragionamento di Faso molti riferimenti all'attualità e alla ormai famosa intervista di Lucia Annunziata alla ministra Kyenge, e anche una messa in discussione dello slogan della quarta di copertina di "Parlare civile" (Non esistono parole sbagliate. Esiste un uso sbagliato delle parole).

Qui il testo completo.

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